Thursday, August 30, 2012

Ma non ci si stufa mai?

Ma le persone non si stufano mai di essere profondamente non se stessi?

Non capisco la corsa all'oro verso uno status #serio #adulto #responsabile #rotturadicazzi
Pensavo, ingenuamente, che essere grandi e vivere da soli desse il vantaggio di una scelta. Una scelta che puoi fare ogni giorno scegliendo le persone da frequentare, i posti dove cazzeggiare, ma soprattutto, fare lo straminkia che ti piace. Il chè può essere anche un tatuaggio o un capello colorato, ma queste scelte non sminuiscono il tuo status di #adulto #responsabile #stracciacazzi.

Evidentemente lo stereotipo di adulto responsabile è impermeabile al tempo che corre, alla mentalità aperta e al ragionamento razionale. Ok, tempo o non tempo, anche questa generazione fatica a incamerare questi concetti.  That's a pity.

Poi quale diventa il problema in soldoni? Le persone rincorrono gli stessi identici sogni e ideali da quando l'uomo è sulla terra. Amore, Famiglia, Figli, Lavoro fisso, Pensione, Morte.
Ma non ci si stufa mai di tutto questo? Voglio dire, la vita corre sempre sugli stessi soliti (idioti) binari ma non è detto che tutti debbano andare nella stessa direzione, poiché nessuno è uguale per definizione all'altro, a quest'altro magari non va a genio la tratta Milano-Venezia. Però se la fa andare bene e perché?
"perché va fatto così" "perché mi è stato insegnato così" "perché non ho altre cose da fare"

E poi BAM. Ecco che arriva #divorzio #tragediafamiliare #bambiniaffidati #Morte

Ecco si, forse sono usciti un po' troppo dai binari, ma perché hanno percorso la strada di un altro per troppo tempo. Forse non è ora di svegliarsi un po'? Forse non è ora di tirare giu quella cazzo di leva del freno di emergenza? E' LI APPOSTA.

Sunday, June 10, 2012

Wittgestein docet

Volevo scrivere qualche solita cazzata che mi passava per la mente, poi però mi sono ricordata che oggi ho comprato un libro che avrebbe potuto rispondere alle domande che mi stavo facendo.

Quindi, prima lo leggo.

Friday, May 25, 2012

La città, grande invenzione

La città. *sospiro gratificante*

Dopo aver vissuto quasi tre anni al di fuori da ogni contatto cordiale con i commercianti, mi trovo ad amare ogni singola parola scambiata durante il mio tempo libero con gli sconosciuti.
Oggi, svegliata con il mal di testa, la stanchezza e la voglia di cazzeggio, mi appropinquo in direzione tabaccaio.
Il mio piano era: esco, compro le sigarette, corro a casa con caffè, biscotti e ketoprofene.
Invece, spinta da un moto di novità, mi dirigo verso il supermercato biologico e acquisto, deliziata, qualche ciliegia e il latte di mandorla in confezione "billy". Un succo di latte.
I miei piedi proseguono e vanno verso il punto "Ecosmile" dove ho acquistato un fantastico spray milleusi per tutte le superfici.
Tutte queste cose, messe così, sembrano banali, scontate, come se descrivessi una mattinata povera d'impegni di una casalinga con tre figli. Invece, è qui il trucchetto. Cosa puoi trovare invece in provincia?
Nei miei tre lunghissimi anni passati lontano dalla civiltà (concedetemelo, vi prego) mi sono accorta di molte cose. Innanzitutto più ti allontani dalla città e più la gente diventa burbera e diffidente. Non ci sono mai novità, non troverò un brico di latte di mandorla, non acquisterò un detersivo ecologico e non troverò una ragazza con cui parlare della coppetta mestruale (ok, questo non succede spesso nemmeno in città).
L'elenco proseguirebbe... però il fulcro del mio discorso è che oggi, stavo male e non volevo uscire.
Se non avessi abitato qui, non sarei uscita.
Se non avessi abitato qui, non avrei continuato a camminare.
Se non avessi abitato qui, ora sarei triste.

Thursday, May 24, 2012

Nervosismo Cronico Mattutino


Oggi sono stata onesta. Ho provato a non esserlo, veramente.
Ero in questa stanza, in attesa di ricevere per le mani "la scrittura privata" (o volevi un contratto vero e proprio?) insieme alla Paola Marella della situazione e una vecchina adorabile.
Ho passato 15 minuti buoni a far finta di nulla, a non ascoltare quella miserabile vocina che languiva nella mia testa. Ce l'avevo quasi fatta, dannazione. E invece... appena mi si è presentata l'occasione di parlare... "Guardi, sarebbe tutto giusto, se non che... sono 350 euro e non 300."
Oggi, non mi sono sentita bene. Le altre volte mi tronfiavo della mia onestà, una delle poche cose positive che ritenevo di avere. Oggi mi sono sentita una sfigata. Perché? Perché sono fottutamente italiana.
 Perché poi cos'è successo? La Marella si è intascata 50 euro per aver scritto al computer quattro righe, in nero ovviamente, e la vecchina adorabile trottava verso la Conf Agricoltura a causa della sua MICROSCOPICA azienda.
 *sbrufff*
Sarà una cazzata, ma insieme all'onestà, anche la diligenza nel lavoro fa essere tristi. "Ah, solo questo?" oppure "Tranne a te e a te, non vi serve, non sapete usare il programma." Oggi più degli altri giorni, forse influenzata dal nervosismo cronico mattutino, mi sono resa conto che se non faccio qualcosa d'importante (per me o per gli altri) mi sento una cacchetta*.

*cacchetta: mi sento incredibilmente inutile e calpestata ahah

Dopodiché, fatti puramente casuali hanno trovato collocazione nella giornata di ieri/oggi che hanno inesorabilmente contribuito al mio nervosismo. (comincio a pensare che sia veramente cronico)
Guardo una puntata di New Girl (telefilm divertente e stupidissimo) e una frase attira la mia attenzione "Se gli altri vanno a farsi un bagno nel mare, io sono quello che guarda i portafogli perché non so se l'acqua è calda".
Apparentemente una delle solite frasi, ma poi ricordo di aver visto e sentito persone che con uno schiocco di dita hanno avverato (?) i loro sogni. La cosa che mi da fastidio non è che gli altri hanno potuto e io no, ma che loro li sapessero i propri sogni. E io no. Certo, c'è da dire che anch'io so quale sarebbe il mio piccolo sogno chiuso nel cassetto della credenza in cantina, però sarà veramente un sogno? O sono io che lo immagino tale perché me lo sono costruito così? E poi, sembra tanto uguale a quello di molti altri. Diventa quasi banale pensarci.
(NO, non è avere una famiglia, nani urlanti in giro, un cane e una staccionata bianca. NO.)
(Sono seria.)

Friday, April 27, 2012

Fu fatta pace

Cosa spinge le persone ad appropriarsi d'immagini e parole che non gli appartengono? Voglio dire, personalmente mi preoccupo con premura e attenzione di non utilizzare parole o riferimenti a cui non sappia rispondere alla domanda "Cos'è? Da dove arriva? Cosa significa?"
Se voglio usare una parola di cui non conosco il significato, dizionario alla mano e m'informo prima d'infilarla in una frase. Essere forbiti non è lo scopo, ma almeno usare le poche (si, molti ne hanno solo poche) parole che si conoscono per formare una frase corretta.
Voglio dire, non siamo in un paese straniero dove ci dobbiamo sforzare di farci capire in una lingua che non è quella madre, non stiamo morendo di fame e vogliamo chiedere un panino al bar.
Ma nemmeno con l'inglese ormai si hanno questi problemi. Trasliamo tutto e troviamoci catapultati in un mondo fatto d'immagini. Ora, se io voglio incidere il mio corpo con un soggetto che trovo bello, mi curo per lo meno
di conoscerne il nome e il motivo per cui quelle cose sono li e significano quello.
IL MOTIVO, cazzo. Dietro a ogni atteggiamento, azione, parola, c'è un motivo per cui ti curi di agire proprio in quel modo. A maggior ragione fare una scelta che durerà per sempre richiede molto pensiero. Se torniamo ai molti che hanno "poche" parole, capiamo che forse il pensiero è proprio ciò che gli manca.

Da quando la gente ha smesso di pensare? Le interazioni sociali sono divertenti, poiché un individuo, interrogandolo sui suoi interessi, espone e riflette su ciò che piace e fa e vorrebbe fare. Saranno le domande giuste, ma anche in dieci minuti puoi fare in modo di far riflettere una persona. Questo poi si dissolve nel quodiano vivere. La cosa mi stupisce in quanto, io per prima non penso di riflettere un gran chè, ma al confronto potrei eleggermi the New Eraclito.

what's popolo?

Durante il lavoro ho/avevo la possibilità di schiaffarmi le cuffiette e ascoltare musica. Prevalentemente ascoltavo Radio 24, soprattutto quando finivo alle 21 potevo ascoltare La Zanzara dall'inizio alla fine. Recentemente fecero un tour di questa trasmissione e andai a vederla, poiché adoro spasmodicamente i conduttori. Piccola parentesi, nonostante Cruciani sia un bel pezzo d'uomo, Parenzo è rimasto il mio eletto.
Il lato negativo di tutto ciò è che, se prima ascoltavo la trasmissione per interesse di cronaca e per farmi quasi delle ghignate, ora non riesco più a sopportare gli ospiti. Da quando ho visto quella faccia di culo rispondere con tale insolenza davanti a una sala gremita d'italiani, per quanto la più stracciona fossi io, ho ancora il vivido
ricordo dell'arrabbiatura che mi sono presa. Ho passato due ore e mezza tra la gente con il grugno e l'incazzatura non passava. Il tutto è stato poi ben impastellato con il pubblico presente che all'affermazione "Oh, gli uomini mi fanno schifo" ha applaudito. Questi cravattoni soffocanti che, nonostante il nodo al collo, non persero il posto al buffet gentilmente offerto dalla redazione.
Cosa potevo aspettarmi da un evento organizzato al Centro Porsche?
Italiani medi a parte...Conduttori a parte... Jerry Calà autoinvitato a parte...
Mi fanno schifo. Mi fanno proprio schifo. Ci spiattellano davanti al naso il loro mutuo da 15.000 euro al mese, quando io non li vedo neanche in un anno di lavoro allo scanner in piedi 8 ore al giorno con i turni di notte e le scarpe antiinfortunistiche (ho messo i lacci verdi, almeno sono divertenti).
Dentro di me ci sono sempre stati due motivi fondanti che mi hanno portato alle scelte politiche intraprese: l'ignoranza (mia) e lo stipendio (loro).
Ecco, purtroppo devo ricredermi anche sulla prima, è sempre loro. Anche l'ignoranza.

Wednesday, April 18, 2012

Mockumentary - part II

Spesso credo di aver sbagliato percorso di studi, già al
primo anno avrei dovuto riflettere su quel che facevo
perché avevo già le risposte.
Evidentemente, non avevo un lavoro talmente noioso
da permettermi di riflettere a sufficienza sul presente,
oppure ero solo una scema/adolescente/sprovveduta.

Non ho mai considerato l'Istituzione scolastica una base
solida per poter vivere serenamente e trovare lavoro e
trovare amici, amore, saggezza.
Ora, invece, mi trovo a pensare che, nonostante tutto,
l'unica scelta intelligente che ho fatto (a parte a sposarmi)
sia stata la scuola superiore. Ed averla finita.

Nonostante il mio sia un lavoro noioso e inconcludente,
lo amo. Ogni giorno ho l'occasione di confrontarmi con
una persona nuova, una da "Generazione Terza Media".
Trovo sorprendente e affascinante come l' "Italiano medio"
sia insoddisfatto del suo lavoro, ma ha uno stipendio fisso,
insoddisfatto della sua vita sentimentale, ma è sposato con
figli, insoddisfatto del tempo a disposizione, ma se ne va ai
Caraibi. MA, tutto sommato, va bene così.

Monday, April 02, 2012

Mockumentary - part I

Per lo più, il lavoro poco impegnativo produce vantaggi notevoli.
Ti permette di goderti la giornata e focalizzare le tue energie in
ben altro di più costruttivo.
Quelle volte in cui il lavoro noioso e mentalmente azzerato, produce
un effetto contrario. Ti permette (ahimè) di riflettere.
Passare 7 ore e mezza, con qualche sprazzo di chiacchiera, a
concentrarsi esclusivamente sui propri pensieri, spesso è interessante
e spesso ti apre un mondo che non vorresti aprire.
Il fatto di per sé è positivo, perché vorrei sapere quante persone
di giorno riflettono veramente su se stessi, sulle loro scelte, sui
loro desideri e sulle cose che accadono.
Proprio perché così poche persone trovo che riflettano seriamente
sul loro presente, passato e futuro, non trovo il gusto del discorso
se non con alcuni eletti. Un tempo pensavo che anche le chiacchiere
più inutili fossero interessanti, invece sbagliavo il punto di vista con
cui affrontavo queste parole.
Perché non era di per sè la chiacchiera inutile a dover essere
per forza interessante, ma la persona con cui affrontavo questa
chiacchiera doveva esserlo. Qui il mio palco crollò.
Poiché oltre le parole, per lo più noiose, non c'era altro.
L'interazione che si crea in un contesto sociale tra due individui
deve scaturire da un interesse reciproco e che non sia di tipo
fisico, perché altrimenti chi può più dire cos'è interessante e
cosa non lo è?

Senza un'attenzione al dialogo e alle parole scambiate, che senso
ha il dialogo tra due persone?

*Flap Flap*

Oggi mi sono soffermata su una frase della canzone Di Vino dei Marta sui Tubi. “20 persone che ami se ne andranno Ti chiederai se c’e...