Thursday, May 07, 2020

*Flap Flap*

Oggi mi sono soffermata su una frase della canzone Di Vino dei Marta sui Tubi.

“20 persone che ami se ne andranno
Ti chiederai se c’entrerà Dio
Oh, non basta un addio. Non basta un addio.”

Ed io mi domando..

“Ma come fai ad andare avanti dopo che hai passato 34 anni della tua vita con una persona e da un giorno all’altro non c’è più?”

Come fai a salutare una persona non sapendo che non la rivedrai più?

Come fai a rendere un rapporto dove non è necessario dire mai addio perché te lo dici tutti i giorni?


Perché ogni giorno è un Lutto.

Quando finisci il caffè del mattino, 
quando finisci le monete per ricaricare la macchinetta, 
quando finisci gli assorbenti e il supermercato è chiuso.

Quando finisci un libro bellissimo,
cambi macchina perché la tua Cliostoria ormai ha fatto storia veramente,
butti via i pantaloni che ormai nel cavallo ci sono solo cuciture,
giri la pagina del calendario mensile,
cambi cellulare (perdendo centinaia di foto che comunque non avresti più cacato),
rompi la tua tazza preferita (e sicuramente è colpa del gatto).

Quando il Metalcamp del 2007 sai che è stata un’esperienza non ripetibile,
quando inizi a lavorare e non tornerai più alle superiori,
quando ti guardi allo specchio e vedi i primi capelli bianchi, 
quando guardi il tuo gatto ingrassare, 
quando rompi gli occhiali da vista,
quando non ci sono più le mezze stagioni.

Quando ti svegli e apprendi la notizia che un amico o un conoscente è venuto a mancare e non potrai più incontrarlo distrattamente per strada lanciando un ciao di cortesia. E ti dispiace che lo sia stato fino ad ora, avresti voluto fermarti e chiedere “come va”. Adesso, però. 
Ieri eri di fretta perché dovevi andare a comprare il burro d’arachidi e non c’avevi cazzi di socializzare.

Quando muore tuo padre e sai che non ci saranno più le cene, i silenzi, gli sguardi di rimprovero, i sorrisi nascosti dalla barba e le affermazioni conclusive di un discorso (che per altro, te le mettevano sempre nel culo).

Ed è il vuoto successivo che lo senti addirittura palpabile, ma non spiegabile.
Lo vedi lì, in un angolo a sinistra del tuo sguardo, un’ombra che ti accompagna quotidianamente.

Lo percepisci quando *flap*
vedi una coppia anziana per mano e sai che non vedrai mai tua madre in quella situazione,
quando fai la moka al mattino, 
quando vedi in giro dei mocassini, 
quando t'imbatti in un argomento di storia e ti scoccia chiedere a google perché lui l'avrebbe saputo,
quando leggi sul giornale, online, in una scheda di morte Istat (se sei un fortunello che per lavoro gli capita di leggere ‘ste cose) che la causa di morte o la data di morte o la data di nascita è la stessa di tuo padre, 
ma anche se non è la stessa l’ombra ti sbatte sull’occhio.

*flap flap*

Quando devi andare a un funerale, 
quando al tuo amico è successa la stessa cosa 10 giorni dopo, 
quando sul calendario capita quel giorno sfigato, 
quando tua madre parla, 
quando entri in casa e ti giri distrattamente per vedere dov’è, 
quando vedi un quotidiano aperto al bar,
quando non hai veramente nulla da guardare, toccare o sentire e comunque l’ombra batte, batte, batte.

*flap flap flap*

Il battito di ciglia scandisce queste mancanze, ogni cosa intorno in un attimo può diventare un viaggio in una terra desolata e arida, dove spesso ci stai pure comodo.

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*Flap Flap*

Oggi mi sono soffermata su una frase della canzone Di Vino dei Marta sui Tubi. “20 persone che ami se ne andranno Ti chiederai se c’e...